
Quante volte hai fatto fatica a trovare un soggetto interessante da fotografare?
Magari sei uscito in strada con le migliori intenzioni ma poi niente ha colpito la tua attenzione; oppure sei partito per un viaggio e le sole foto che ti sei portato a casa sono state quelle ai monumenti.
Se ti è andata bene, hai trovato sulla tua strada qualche tramonto mozzafiato che hai fotografato senza esitazione.
Le grandi fotografie non nascono mai dal caso e i grandi autori sanno sempre cosa cercano quando hanno in mano una macchina fotografica.
Tutti gli altri aspettano qualcosa di interessante da fotografare.
Ecco da dove vengono tutti quei tramonti, quei gattini e quelle foto al ristorante. Abbiamo trovato per caso un soggetto che il senso estetico comune definisce “bello” e lo abbiamo fotografato.
Ma questo non basta.
Per creare grandi foto bisogna andare oltre il bello fine a se stesso e raggiungere i territori sconfinati delle emozioni.
Chi fotografa deve essere il primo a provare quelle emozioni.
Poi nello spettatore avverrà una sorta di riconoscimento, perché nella tua e nella sua mente valgono le stesse leggi psicologiche.
La fotografia deve comunicare un messaggio e anche quando vuole semplicemente essere la rappresentazione di un luogo, di questo deve trasmetterne l’essenza.
Le immagini di un grande fotografo in gita a Parigi trasmettono il modo di vivere e i profumi della città.
Le immagini di un fotografo qualunque in gita a Parigi sono la Tour Eiffel e Notre-Dame.
E allora : invece di pensare alla macchina fotografica, all’apertura del diaframma e alla profondità di campo vorrei che ci concentrassimo su una sorta di disciplina della tematica che, restringendo le nostre scelte, ci costringerà ad inventare qualcosa di interessante.
Vedremo tanti esempi di grandi autori e delle tematiche da loro seguite.
“Sarà più interessante la fotografia fatta di proposito ad un tombino piuttosto che quella fatta ad un tramonto in cui ti sei imbattuto per caso”.
Sei pronto.
Cominciamo.
L’effetto aperitivo in fotografia : diamoci un tema
Perché spesso non siamo soddisfatti delle foto che facciamo?
Per lo stesso motivo per cui quando ci troviamo di fronte ad un ricco buffet torniamo al tavolo con il nostro piatto e la sensazione di non aver fatto la scelta migliore.
E se decidiamo di voler assaggiare tutto alla fine non avremo una piacevole sensazione di sazietà ma un nauseante senso di pienezza.
Avevamo a disposizione troppe scelte.
E lo stesso capita con la fotografia, soprattutto da quando scattare foto è diventato praticamente gratis. Almeno quando c’erano i rullini sapevi di avere a disposizione 36 scatti e che la stampa di quelle foto ti sarebbe costata qualche lira. Oggi no.
Siamo così liberi di scattare quante foto vogliamo che veniamo sopraffatti dalle possibilità.
C’è solo un rimedio a tutto questo : darsi dei limiti.
E il limite ti costringerà a pensare, a dare un senso a quello che stai facendo e ad inventare qualcosa di nuovo. Finalmente produrrai qualcosa di diverso dagli altri e avrai soddisfazione da quello che fai.
Del resto i fotografi professionisti sono sempre guidati da un tema : pensa a chi deve realizzare un reportage oppure a chi ha un incarico pubblicitario per un committente.
Tu mi dirai : ma io non sono un fotoreporter e non avrò mai un incarico da una testata giornalistica o da una qualche agenzia.
Ed è qui che volevo arrivare : i temi su cui potrai concentrarti possono essere anche dei semplici oggetti come il tombino a cui facevo provocatoriamente (neanche poi tanto) riferimento prima.
Vedrai che tutto cambierà. Una volta decisa la tua tematica, che non dovrà essere troppo generica, avrai un luogo da raggiugnere e qualcosa di preciso da cercare. Il primo grande limite con cui entrerai in contatto sarà dover escludere tutto quello che non c’entra con il tema che hai scelto.
Per darti l’ispirazione necessaria a scegliere la tematica su cui dovrai concentrarti ti riporto alcuni esempi di grandi autori.
Come vedrai sono tematiche molto personali e di facile realizzazione e che alle volte racchiudono un senso che può essere sociale o politico. Ma questo non è un aspetto necessario.
Mark Power : un reportage fotografico dalla periferia di Londra
Se sei stato a Londra conosci certamente la AZ London streets atlas. E’ un vero e proprio atlante della città in cui l’enorme territorio di Londra è suddiviso in tante zone rettangolari :
Nella primavera del 2003 Mark Power si stava godendo i postumi di un picnic disteso sull’erba, quando si accorse che il ruscello che scorreva davanti a lui cadeva proprio in corrispondenza di uno dei limiti estremi della AZ atlas.
Il campo dietro il corso d’acqua era già al di fuori dei territori della grande mappa.
Da questo semplice spunto è nato il libro di fotografie “26 different endings” in cui Power ha deciso di fotografare i luoghi sfortunati che cadono appena fuori dal confine. Ogni foto ha come titolo le coordinate della mappa.
Non dico che anche tu devi realizzare un libro ma prova ad immaginare cosa significa uscire di casa con la macchina fotografica ed avere un obiettivo preciso come quello che si è dato Power.
Prima di tutto sapresti dove andare: nel suo caso, ai limiti della città.
Una volta lì inizieresti a scattare le tue foto ma non è come se ci fossi capitato per caso perché vuoi che le tue immagini parlino della periferia, che raccontino il tuo tema.
E come può una foto parlare della periferia?
E mica posso dirti tutto io… e poi avrei una soluzione al problema che sarebbe sicuramente diversa dalla tua. Tutti e due percorreremmo strade diverse.
Dovrai inventarti qualcosa per trasmettere il tuo messaggio perché solo il bello non basta.




Luigi Ghirri : un’ idea per fotografare da un’altra periferia
Il tema scelto da Luigi Ghirri per il suo libro “Colazione sull’erba” ci porta questa volta nella periferia di Modena.
Ghirri voleva indagare come la natura arrivasse all’interno di spazi urbani costruiti interamente dall’uomo. Si sofferma sui piccoli giardini delle case a schiera, sulle aiuole o sulle piante nei vasi tenuti sui balconi della periferia popolare.
Come l’autore stesso racconta in “Lezioni di fotografia” :
“E’ un’analisi, non tanto critica quanto affettuosa, di un determinato stile di vita.”
Quella presenza sporadica eppur così curata degli elementi naturali, fanno avvertire la tensione verso un luogo immaginario, verso una dimensione che si ha comunque il bisogno di voler rappresentare.
L’occasione di aver messo a fuoco quel tipo di soggetto ha portato Ghirri ad immortalare qualcosa che ad una prima analisi non avrebbe attirato l’attenzione di nessuno.
Andreas Gefeller : Soma e la fotografia dai luoghi di vacanza
Il romanzo “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley racconta di una società in cui le persone sono concepite in modo industriale ed obbligate per tutta la vita a seguire rigidi schemi sociali senza alcuna possibilità di cambiamento.
Nessuno deve poter metter in discussione l’ordine prestabilito e le vite dei cittadini sono scandite da un’appagante e sempre uguale normalità.
E se mai, per mala sorte, avvenisse in un modo o nell’altro qualche cosa di sgradevole, ebbene, c’è sempre il SOMA che vi permette una vacanza, lontano dai fatti reali.
Aldous Huxley – Il mondo nuovo
Il SOMA è uno stupefacente che nella società descritta nel libro tutti hanno a disposizione per stroncare sul nascere ogni forma di insoddisfazione ed evitare che si arrivi alla messa in discussione dell’ordine costituito.
Andreas Gefeller, allievo della scuola di Dusseldorf, nel 2002 intitola SOMA un suo libro di fotografie il cui soggetto sono i villaggi turistici di Gran Canaria.
Accostare i luoghi in cui si consumano le vacanze di massa allo stupefacente del romanzo di Huxley è già di per se una denuncia.
Il SOMA come qualcosa per non pensare, la pausa da una vita regolata da forti sovrastrutture da cui è impossibile rimanere fuori.
E per rendere ancora più surreale il tutto, Gefeller ritrae i villaggi turistici quando sono vuoti, di notte, affidandosi a lunghissime esposizioni che danno alle immagini una luce che sembra artificiale.
Ogni fotografia non ha un titolo ma è caratterizzata da un numero perché non vogliono rappresentare Gran Canaria in particolare ma una “tipologia di vacanza”.
L’idea di Andreas Gefeller è stata quindi quella di accostare la fuga dalla realtà, propria di una droga, alle vacanze di massa.
Il mondo pieno di calore, intensamente colorato, il mondo infinitamente dolce d’un giorno di vacanza col SOMA.
Aldous Huxley – Il mondo nuovo




Massimo Vitali : le spiagge viste da un’altra prospettiva
Massimo Vitali è uno dei più grandi fotografi italiani contemporanei.
E’ spesso presente nelle sue fotografie la tematica delle spiagge.
Al contrario di quanto visto per Mark Power, Luigi Ghirri o Andreas Gefeller quello delle spiagge non è un tema utilizzato in un progetto specifico.
E’ piuttosto una tematica ricorrente che percorre tutta la carriera di questo fotografo.
L’approccio di Vitali alle spiagge non è di denuncia (come nel caso di Gefeller) ma si potrebbe definire antropologico.
La prospettiva scelta per inquadrare è a circa tre metri da terra. Questo tipo di prospettiva detta a volo d’uccello, serve a dare alla foto un certo distacco ed è un espediente utilizzato nella pittura classica.

E’ questa l’ispirazione di Massimo Vitali : ritrovare nella disposizione naturale di un aggregato umano quei momenti in cui tutto va a disporsi in una composizione perfetta.
I colori utilizzati forniscono alla scena una riconoscibile tendenza alla pittura.

Avere un’idea a volte non basta : diamoci dei limiti
Fino ad ora abbiamo compreso l’importanza di avere un tema da seguire quando andiamo in giro a fare foto. Avere un soggetto da raggiungere è molto più appagante che sperare di imbattersi in qualcosa di interessante.
Anche perché quel qualcosa di interessante è uguale per tutti : un tramonto, un gattino, un bel piatto al ristorante.
Ma avere un tema potrebbe non bastare.
Abbiamo raggiunto il nostro soggetto : come lo fotografo?
Anche in questo caso potrebbe essere cosa interessante darsi delle regole che di solito si concretizzano in una lista di cose da non fare.
Hai mai visto il film “Le cinque variazioni” di Lars Von Trier”?
E’ un film stupendo in cui Von Trier obbliga il suo amico regista Jørgen Leth a rigirare per 5 volte il suo più famoso cortometraggio “The perfect human” costringendolo in ognuna delle 5 versioni a rispettare degli impedimenti.
Queste imposizioni fanno sì che Jon Leth inventi delle versioni sempre nuove della sua opera, una più bella dell’altra, riuscendo sempre a rispettare gli sgambetti imposti dall’amico regista.
Lars Von Trier ha sempre visto nelle limitazioni uno strumento artistico molto potente. Fu lui insieme a Thomas Vinterberg a dare vita nel 1995 al manifesto Dogma 95, un vero e proprio movimento cinematografico che si basava su un decalogo di regole da seguire.
Nel Dogma 95 troviamo scritto:
“Più i media diventano accessibili, più si fa importante l’avanguardia.”
In realtà Von Trier e Vinterberg sono spaventati dall’allontanamento dall’arte delle produzioni cinematografiche dei film amatoriali e dei film di genere ma noi intenderemo l’utilizzo della disciplina come quel cemento indispensabile alle fondamenta di una buona formazione.
Giusto per farti capire di cosa si tratta, ti riporto di seguito il decalogo del Dogma 95 :
- Le riprese vanno girate sulle location. Non devono essere portate scenografie ed oggetti di scena (Se esistono delle necessità specifiche per la storia, va scelta una location adeguata alle esigenze).
- Il suono non deve mai essere prodotto a parte dalle immagini e viceversa. (La musica non deve essere usata a meno che non sia presente quando il film viene girato).
- La macchina da presa deve essere portata a mano. Ogni movimento o immobilità ottenibile con le riprese a mano è permesso. (Il film non deve svolgersi davanti alla macchina da presa; le riprese devono essere girate dove il film si svolge).
- Il film deve essere a colori. Luci speciali non sono permesse. (Se c’è troppa poca luce per l’esposizione della scena, la scena va tagliata o si può fissare una sola luce alla macchina da presa stessa).
- Lavori ottici e filtri non sono permessi.
- Il film non deve contenere azione superficiale. (Omicidi, armi, etc. non devono accadere).
- L’alienazione temporale e geografica non è permessa. (Questo per dire che il film ha luogo qui ed ora).
- Non sono accettabili film di genere.
- L’opera finale va trasferita su pellicola Academy 35mm, con il formato 4:3, non widescreen. (N.B. Originariamente si richiedeva di girare direttamente in Academy 35mm, ma la regola è stata cambiata per facilitare le produzioni a basso costo).
- Il regista non deve essere accreditato.
(fonte Wikipedia)
Anche in fotografia esiste un caso del genere.
Hilla e Bernd Becher : idee per fotografare e regole dalla scuola di Dusseldorf
Se stiamo cercando un esempio di disciplina dei contenuti e della forma i coniugi Becher fanno al caso nostro.
I soggetti delle loro fotografie sono impianti o oggetti industriali come torri dell’acqua, di raffreddamento o di estrazione, gasometri, altiforni e oggetti simili che si sforzano di rappresentare in forma oggettiva e distaccata.
I coniugi Hilla e Bernd Becher sono i fondatori della cosiddetta scuola di Dusseldorf.
Gli studenti della scuola venivano invitati a concentrarsi su una sola tematica, un solo punto di vista, una sola prospettiva e ad escludere qualsiasi argomento da cui si potesse dedurre il tempo della scena.
Nulla più lontano dall’arte ci verrebbe da dire.
Eppure questa scuola così oggettivizzante ha prodotto i più interessanti fotografi della scena contemporanea, tra cui Andreas Gursky, Thomas Ruff e Andreas Gefeller di cui prima abbiamo analizzato il lavoro SOMA.
Ogni autore ha reinterpretato in maniera personale gli insegnamenti della scuola, ma è proprio nelle fotografie degli stessi Hilla e Bernd Becher che troviamo incarnate le rigide regole della scuola, tematiche e tecniche.
I coniugi Becher sono famosi soprattutto per le Tipologie e per gli Sviluppi.
Le Tipologie sono una serie di fotografie di diversi soggetti appartenenti ad uno stesso tipo, ad esempio delle “gas tank” :

Gli Sviluppi sono invece una serie di fotografie che rappresentano lo stesso soggetto ripreso da diverse angolazioni, con scarti di 45° tra una foto e la successiva.

Pur non avendo mai reso pubbliche le loro “regole” in una forma esplicita tipo quella del manifesto del Dogma 95, anche i coniugi Becher avevano la loro lista delle cose da non fare mentre si realizza una fotografia.
Cercando di ricapitolare si potrebbe dire che erano proibiti :
- il colore;
- gli effetti in primo piano;
- le sfocature;
- l’attività e l’aneddoto umano;
- i giochi di riflessi e altri effetti artistici;
- le inquadrature decentrate;
- i dettagli strani e accattivanti;
- le composizioni astratte e pittoresche;
- la distorsione della prospettiva tramite grandangolo;
- le prospettive oblique.
Inoltre le foto venivano sempre scattate con condizioni meteo di cielo coperto in modo che si creasse quello sfondo neutro senza nuvole in cui il soggetto potesse risaltare. La macchina fotografica doveva essere posta sull’asse centrale del soggetto e a metà della sua altezza, praticamente azzerando la prospettiva.
Questa rigida formalizzazione pone i Becher in contrapposizione con la tendenza del talento competitivo che vede nell’estetica del momento decisivo la sua più alta rappresentazione.
A differenza della fotografia di Henri Cartier-Bresson e dei suoi scatti rubati, i coniugi Becher non eliminano il soggetto artistico ma lo rendono anonimo sulla base di premesse iconografiche ben precise.
Conclusioni
In questo post abbiamo visto insieme alcune tematiche utilizzate da fotografi molto diversi tra loro.
Mi piacerebbe che alcuni degli spunti visti possano esserti di ispirazione ma la grande varietà dei lavori che abbiamo visto aveva il compito di testimoniare che è possibile scegliere tra gli argomenti più disparati.
L’importante è sempre avere un punto di riferimento che circoscriva la tua attenzione solo su una parte di tutte le possibilità che ti presentano davanti agli occhi quando decidi di “uscire e fotografare”.
Questo non ti farà sentire confuso e ti stimolerà a pensare qualcosa, a trovare un senso al tuo argomento.
Scommetto che ti è venuta una gran voglia di uscire in strada.
Quale sarà il tema delle tue prossime fotografie?
Ho trovato l’articolo chiaro e corredato da foto esplicative suggestive e centrate su ogni tema.
L’argomento è molto interessante e mi piacerebbe fosse ripreso con altri esempi di tematiche.
Se fosse possibile, non solo prendendo spunti da grandi fotografi, ma anche da medi.
Grazie .
Molte grazie Gianpaolo, mi fa piacere abbia trovato interessante l’articolo.
Aggiungerò esempi di fotografi minori, anzi mi piacerebbe dare la possibilità di proporre tematiche e mettere in votazione le foto di voi lettori, potrebbe essere interessante.
Sono d’accordo.
Proporrò a breve 3 foto sul tema “femminile” sviluppando
il messaggio del potere.