
Quando nell’agosto del 1969, in una Palermo infuocata dal sole, Letizia Battaglia decise di entrare nella redazione del giornale “Ora” a chiedere un lavoro, non immaginava quali conseguenze avrebbe avuto quel suo gesto.
Un matrimonio appena finito alle spalle, la psicoanalisi e due figlie da mantenere.
E quel sole d’agosto le porterà fortuna. I redattori del giornale erano tutti al mare e il direttore aveva bisogno di qualcuno che scrivesse articoli.
Adesso Letizia aveva un lavoro da giornalista e poteva scrivere, proprio quello che sognava fare da bambina.
Entrare in quella redazione nell’agosto del 1969 avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
A volte questo può succedere anche se hai quasi 40 anni.
Ma cominciamo dall’inizio.
Letizia Battaglia e i suoi primi 40 anni
E’ nata a Palermo Letizia Battaglia, nel 1943.
Ma i primi 10 anni della sua vita li passa a Trieste, spensierata e felice . E a Trieste per la prima volta si innamora – di un ragazzino biondo, Fabio – ma lui non lo ha mai saputo.
Poi il trasferimento a Palermo. Durante la prima uscita per la città è vittima di atti osceni da parte di un uomo più grande. Letizia con la sua ingenuità torna a casa e racconta tutto : da quel giorno il padre non la fa più uscire, con l’ossessione che un altro maschio possa rubare l’innocenza di sua figlia.
Letizia si sposa a soli 16 anni, più per guadagnare la libertà negata che per amore.
Dopo la prima notte di nozze, sua zia controlla il letto in cui avevano dormito gli sposi e rivolgendosi alla nipote le dice : “Sei a posto”.
Nei colori di quelle lenzuola c’era scritto che Letizia era arrivata vergine al matrimonio e che il marito aveva fatto il suo dovere. Il matrimonio non è felice, Letizia vuole altro e soffre della cosa.
Dopo un periodo di psicanalisi freudiana che, per sua stessa ammissione, la salva da quelle sofferenze, decide di lasciare il marito dopo quasi 20 anni di matrimonio. Rifiuta gli alimenti e deve reinventarsi una vita per mantenere le sue tre figlie.
Anche Diane Arbus, seppur in tutt’altro contesto, ad un certo punto della sua vita ha sentito il desiderio di sfuggire da una vita matrimoniale “tradizionale”. E come Letizia Battaglia anche la Arbus troverà poi nella fotografia la via della fuga.
E così arriviamo a quell’agosto palermitano del 1969, di fronte alla redazione del quotidiano l’Ora, dove Letizia entra e ottiene un lavoro da giornalista.
L’anno successivo decide di lasciarsi alle spalle Palermo e di trasferirsi a Milano.
Qui Letizia Battaglia cerca di collaborare con qualche giornale ma quando presenta i suoi articoli, tutti le chiedono : “Dove sono le fotografie?”.
La sua amica Marilù le regala una piccola macchina fotografica e Letizia inizia a fare fotografie senza sapere niente di tecnica.
Si innamora subito di questo nuovo mezzo espressivo, che più della scrittura, riesce a sentire “suo”.
Letizia Battaglia non utilizza le foto solo come supporto ai suoi articoli, ma anche per scoprire quel mondo nuovo e pulito che Milano rappresenta in quella sua nuova vita.
E così va alla scoperta della città e dei suoi grandi personaggi.
Cerca Dario Fo e Franca Rame che avevano creato il collettivo teatrale “La comune” nella Palazzina Liberty .




Cerca Pier Paolo Pasolini che nel 1972 fu invitato al Circolo Turati a discutere della “Libertà d’espressione tra repressione e pornografia”. Si interessa al Movimento Studentesco.








Inizia ad essere riconosciuta come fotografa e nel 1973 il direttore del giornale l’Ora di Palermo le offre la possibilità di occuparsi di fotografia e di dirigere una sezione interna della redazione. Letizia Battaglia ha la possibilità di ritornare a Palermo.
Lei e le sue figlie sono felicissime dall’occasione di tornare in Sicilia e Letizia accetta la proposta.
Letizia Battaglia e il ritorno nella sua Palermo di piombo
Quando nel 1969 Letizia Battaglia entrò nella redazione del giornale l’Ora a chiedere un lavoro non immaginava che da lì a poco sarebbe andata a Milano a diventare una fotografa e che dopo quattro anni sarebbe tornata a Palermo, in quella stessa redazione in cui tutto ebbe inizio.
Ma soprattutto, non immaginava quello di cui si sarebbe dovuta occupare da lì per i prossimi 20 anni della sua vita.








Letizia non avrebbe mai immaginato di diventare la cronista della Palermo degli anni di piombo.
Era sempre una corsa da una parte all’altra della città, farsi spazio tra la folla, guadagnare la prima fila per stare abbastanza vicino a quelle catture illustri o a quei morti ammazzati che non finivano mai.
“Quando arrestano un boss e tu sei lì a fotografarlo non si è mai alla pari” racconta Letizia, “perché loro sono in manette e tu no e questo loro lo sanno e tu sei una donna che vuole fotografarli mentre hanno la guardia abbassata”.
Il grandangolo ha sempre costretto Letizia a scattare da vicino e a stare addosso ai soggetti.
Alcuni vivono la cosa come un affronto : Leoluca Bagarella dà un calcio a Letizia durante questa foto, lei cade indietro ma per fortuna aveva già scattato.




Altri dimostrano invece una così forte considerazione del proprio potere che, anche in manette e in un’aula di tribunale, sembrano loro a condurre alla sbarra le forze dell’ordine.
Un’inquietante inversione dei ruoli che Letizia Battaglia riesce a cogliere alla perfezione, come in queste due fotografie a Luciano “Liggio “ Leggio.








Letizia Battaglia fotografa anche il dolore istituzionale e quello privato nei confronti di tutta quella violenza :








Rosaria Schifani è la vedova di un agente di polizia ucciso nella strage di Capaci, che tutti ricordiamo per le sue parole coraggiose e disperate durante la messa funebre :
“Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare, ma loro non cambiano”.




Il suo dolore in quell’occasione è stato tanto sincero quanto esplicito.
Letizia questa volta le chiede di chiudere gli occhi per rendere tutto meno svelato, più segreto.
Ma il racconto degli anni di piombo non può limitarsi al racconto dei morti e al dolore che questi hanno provocato. Letizia ha rappresentato anche la miseria che della mafia è una conseguenza indiretta.
E lo ha fatto entrando a casa delle persone, in quei luoghi disperati in cui si stava in troppi e dove la povertà impediva letteralmente di vivere.
In questa foto del 1978 troviamo una madre e i suoi due figli in un “Lettone”.
Era tarda mattina e Letizia chiede alla madre :
“Sono le 11, cosa ci fai ancora a letto?”.
“Non ho né luce, né gas, non posso cucinare perché non ho la spesa, non ho niente da fare per cui dormiamo.”




Le donne e le bambine sono da sempre i soggetti preferiti per le foto più “private”.




Le bambine e le donne della sua Palermo rappresentano per Letizia Battaglia l’innocenza e la purezza custodite, nonostante tutto quello che succedeva intorno.
Nel 1985 Letizia Battaglia sarà la prima donna europea a vincere il prestigioso premio Eugene Smith.
Letizia Battaglia dopo le morti di Falcone e Borsellino : dal dolore alla bellezza
Qual è la migliore tra due fotografie fatte ad una strage di mafia?
Quella in cui il fotografo non solo ha raccontato ma ha anche partecipato alla disperazione della scena : ha trasferito nella fotografia le grida assordanti dei pianti di quelle madri, la polvere, l’odore dell’asfalto, la puzza di sudore, il caldo asfissiante.
E ad ogni click, un po’ di quello che stava per passare sulla pellicola, è rimasto negli occhi di Letizia Battaglia.
Piccolissimi residui di luce, insignificanti se presi da soli ma che se sommati, uno dopo l’altro, assumono una specie di consistenza.
Nel 1992, con le uccisioni di Falcone e Borsellino, Letizia Battaglia sente di aver raggiunto il limite di accumulo interiore di quella disperazione.
Ogni volta che deve scegliere le fotografie per una sua mostra le viene la nausea.
Racconta di aver sognato spesso di bruciare i negativi delle sue fotografie per togliersi l’ossessione di tutto quel dolore.
Nei primi anni 2000 inventa una forma fotografica per riuscire ad esorcizzare la disperazione presente negli scatti degli anni di piombo.
Inserisce un protagonista nuovo nelle sue vecchie fotografie, che sposti il punto di interesse dal dolore alla bellezza, dai morti ammazzati al corpo di una donna.
E’ questo quello che c’è dietro le Rielaborazioni.
A rappresentare la bellezza, Letizia scegli le sue donne semplici, non truccate, non depilate perché la donna nuda è la vita, la terra, l’amore.
E così Letizia inserisce una donna nuda ai piedi del “Lettone”, che ci distrae dall’osservare la madre distesa e la sua rassegnazione alla vita.




Ed eccone altre, tutte con lo stesso intento :
















Le sue donne e le sue bambine allontanano il dolore.
Letizia Battaglia, i suoi Invincibili e il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo
In questo percorso personale di Letizia per dimenticare i morti di mafia, rientra anche il progetto de Gli Invincibili.
Si tratta di un omaggio in forma fotografica nei confronti di quelli che sono per lei dei punti di riferimento, i suoi eroi invincibili.
Ecco chi sono :
Gabriele Basilico, Pina Bausch, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, Che Guevara, Sigmund Freud, James Joyce, Rosa Louise Parks, Pier Paolo Pasolini, Erza Pound, Marguerite Yourcenar, Il Crocifisso di Santo Spirito, la Venere di Urbino.
Questa volta Letizia utilizza la fotografia per celebrare una cosa bella come la libertà intellettuale. Vuole trasferire la passione che questi grandi personaggi hanno saputo ispirarle, la forza e il coraggio con cui ha vissuto tutta la sua vita.
Dei semplici ritratti circondati dalla stessa foto ripetuta ossessivamente, a testimoniare forse quanto siano radicati in lei questi personaggi :
Quando a Palermo si scoprì che il sindaco Orlando aveva deciso di destinare il padiglione 18 dei Cantieri culturali della Zisa a Letizia Battaglia per un suo progetto fotografico molti si chiesero : “Picchì idda?”. Che vuol dire :”Perché lei?”.
Credevano che Letizia volesse utilizzare quello spazio per esporre le proprie foto ma niente era più lontano da quelle che erano le sue reali intenzioni.
Il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, inaugurato nel 2017, rappresenta per Letizia Battaglia (una splendida 82-enne) un passo ulteriore per vivere la fotografia in maniera diversa da quanto ha fatto come cronista di mafia.
Dopo le rielaborazioni e gli Invincibili, un’altra “creazione “ di Letizia Battaglia che celebra la libertà nella migliore delle sue espressioni.
Nessuna sua foto sarebbe stata esposta, sia per lasciare spazio agli altri e sia perché l’ultima cosa che vorrebbe fare Letizia è proprio riproporre il dolore delle sue fotografie più famose.
“Picchì idda?”.
La migliore risposta a questa domanda è rappresentata dal centro stesso, che ha dimostrato che nessuno meglio di Letizia Battaglia avrebbe potuto organizzare uno spazio del genere che oggi è un centro culturale vivo e aperto a tutti.
Eppure Letizia ci ha tenuto che quella domanda rimanesse sempre presente nel centro stesso. E così è ricordata da un neon su un muro.
Come a voler dire : io vi ho dimostrato che forse ero quella adatta, ma voi ricordatevi che avete fatto quella domanda.




Il caso Lamborghini
A luglio 2020 la Lamborghini annuncia il suo progetto fotografico “With Italy, For Italy” in cui :
Venti tra i maggiori talenti della fotografia italiana intraprenderanno un viaggio alla scoperta della bellezza, dell’unicità e dell’eccellenza di venti regioni italiane insieme ad altrettante Lamborghini […] in un affresco capace di esaltare un patrimonio identitario unico, impregnato di arte, storia, bellezze naturali e architettoniche…
Il racconto in immagini di venti regioni e venti Lamborghini sarà completato da un cameo di Letizia Battaglia, una delle voci più autorevoli del panorama fotografico internazionale, a cui è stata commissionata una speciale interpretazione della sua città natale, Palermo.
Dal sito : www.lamborgini.com








Ed è subito polemica.
Ecco un paio di commenti per capire come sono stati accolti gli scatti di Letizia Battaglia:
“Teen ammiccanti e automobili di lusso, definire il soggetto di cattivo gusto è riduttivo”.
E ancora:
“Ci sono altri modi per valorizzare la bellissima Palermo. Certamente non l’accostamento tra le bambine e le auto di lusso, che trovo di cattivo gusto”.
Potrai o meno essere d’accordo con questo tipo di giudizi, ma spero che la lettura di questo post possa averti dato gli strumenti per un giudizio più profondo delle fotografie di Letizia Battaglia per Lamborghini.
Nella testa di ci ha prodotto quelle critiche è avvenuta probabilmente un’associazione di questo tipo :
Motori ==> Donne ==> Banale
Donne ==> Donne minorenni ==> Scandalo
O qualcosa di simile…
Associazione che tanto profonda non è.
Chi è interessato a veloci auto di lusso non ha di solito gli strumenti per comprendere un linguaggio fotografico che possa andare oltre le apparenze di uno scatto ben composto e banalmente accattivante.
E’ quindi inutile chiamare Letizia Battaglia : tutti i significati più profondi che lei, in quanto grande fotografa, riesce a dare ad una fotografia, non vengono capiti.
Eppure esistono, sono lì : e quando va bene vengono ignorati, quando va male vengono fraintesi.
Questa volta è andata male.
Un grande marchio dell’industria italiana ha creduto nella sua onnipotenza di potersi servire di una grande fotografa e del linguaggio della sua arte.
Ma questo è cosa ben diversa dal linguaggio del marketing.
Ognuno faccia il suo.
Letizia Battaglia senza fine
Questo post è stato scritto nel dicembre del 2020, quando Letizia Battaglia era ancora viva.
Il 13 aprile del 2022, nella sua Palermo, dove era nata 87 anni prima, Letizia ci ha lasciati.
E come avviene sempre in questi casi, l’attenzione meritata finalmente arriva tutta insieme.
Le dedicano addirittura una serie TV sulla Rai, dal titolo : “Solo per passione”.
E chiaramente, le mostre.
Nel trentesimo anniversario degli attentati mafiosi a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro, alle Terme di Caracalla è stata allestita una mostra delle fotografie della grande fotografa siciliana.
Il titolo della mostra è : “Letizia Battaglia senza fine”.




Tante altre mostre, altri film e altri libri doneranno vita eterna a Letizia Battaglia.
Tutti i dolori e i gli affanni vissuti si trasformeranno in una voce senza fine di giustizia e libertà.
Conclusioni
Ripercorriamo insieme le cose che abbiamo visto insieme in questo post.
- i primi 40 anni di vita di Letizia Battaglia, l’avvicinamento al giornalismo e l’inizio di una nuova avventura a Milano, città che scopre attraverso la fotografia;
- il ritorno a Palermo negli anni 80, nella redazione da cui tutto era partito, per occuparsi in prima linea degli anni di piombo. Documenterà i fatti di sangue, gli arresti e la disperazione dei parenti delle vittime;
- dopo oltre 10 anni di cronache delle violenze mafiose, raggiunto il culmine del dolore con le morti di Falcone e Borsellino, Letizia decide di rigenerarsi con altre tematiche. La bellezza delle sue donne siciliane e un omaggio agli eroi invincibili della sua vita.
- Letizia Battaglia si avvicina anche alla fotografia di marketing, clloborando con Lamborghini;
- Nel 2022 ci lascia, e il mondo inizia a celebrarla attraverso mostre e ricordi di vario genere. La nostra Letizia senza fine.
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