
Crediamo che per fare belle foto sia importante aver visto tante fotografie di grandi autori.
E poi è necessario conoscere la tecnica di base.
Sono in molti a conoscere la tecnica fotografica e a frequentare le mostre di fotografia : come mai non tutti diventano grandi fotografi o quanto meno autori di belle foto?
La risposta è da ricercare nel modo in cui viene praticata la tecnica.
Se ci limitiamo ad applicare le regole senza spirito di osservazione e senza un piano di miglioramento che ha l’obiettivo di spingersi sempre un po’ più in la, diventiamo abili.
Se al contrario applichiamo con metodo quello che impariamo e ci diamo l’obiettivo di perfezionare scatto dopo scatto le nostre conoscenze tecniche, allora applichiamo quella che si definisce pratica deliberata.
Attraverso la pratica deliberata è possibile diventare i migliori in quello che si fa : è diffusa ormai la convinzione che il talento puro non esista.
I grandi esponenti delle varie discipline hanno avuto la fortuna di poter godere di condizioni al contorno che gli hanno permesso di potersi dedicare alla pratica deliberata, insieme ad una propensione naturale ad imparare prima degli altri.
Ma questa propensione all’apprendimento da sola non basta.
L’eccellenza è un’arte che si conquista con l’esercizio e l’abituarsi. Noi siamo ciò che facciamo più spesso. L’eccellenza, allora, non è un atto ma un’abitudine.
– ARISTOTELE –
Le belle foto come grandi intuizioni
E’ stato dimostrato che se dobbiamo occuparci di elaborare poche regole chiare, è la nostra mente conscia ad occuparsi della questione.
Se qualcuno ci ha spiegato che variando l’apertura del diaframma si può ottenere come effetto quello di modificare la profondità di campo della fotografia, attraverso un po’ di concentrazione potremo mettere in pratica con successo quanto imparato.
La nostra mente richiama la regola e la mette in pratica : sarà facile decidere come regolare la macchina fotografica.
Ma quando siamo alle prese con decisioni che implicano l’elaborazione di molte informazioni diverse, non sempre chiare e a volte in conflitto tra loro è la mente inconscia ad essere più adatta ad affrontare la questione.
Il momento dello scatto rientra in quest’ultima casistica : non dobbiamo occuparci solo della profondità di campo ma anche di tutti gli altri aspetti della fotografia che dobbiamo far convivere attraverso la teoria del triangolo dell’esposizione.
Lasciar fare alla mente inconscia significa scattare senza pensare nello specifico a nessuna delle regole conosciute : ma per arrivare a questo risultato c’è bisogno di aver applicato tante volte quelle regole.
E se lo hai fatto attraverso un processo di pratica deliberata, il livello delle tue intuizioni fotografiche sarà davvero straordinario.
E poi ci sono tutte le foto che hai visto nella tua vita e che inconsciamente elabori insieme alla tecnica : quando scatti non ti riferirai mai ad una di loro in particolare ma le evocherai tutte insieme come una grande e unica fonte di ispirazione.
Secondo te è meglio che ad ispirarti siano foto belle o foto brutte?
Lascio a te la risposta…
E allora ti propongo la cosa più semplice del mondo : il portfolio di Henry Cartier-Bresson sul sito della Magnum.
Si tratta di 50 scatti, la maggior parte dei quali di Street Photography, da guardare e farci l’abitudine.
Insieme alle sue fotografie, ti lascio anche un suo pensiero :
La mia grande passione è il tiro fotografico, che è poi un disegno accelerato, fatto di intuizione e di riconoscimento di un ordine plastico, frutto della mia frequentazione dei musei e delle gallerie di pittura, della lettura e della curiosità per il mondo.
Magari molte delle fotografie che ti propongo, le avrai già viste.
Ma guardarle adesso, dopo le considerazioni che abbiamo appena fatto, potrebbe avere un altro effetto su di te.
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