Riuscire a controllare la profondità di campo di una fotografia è fondamentale per migliorare le tue capacità espressive.
Uno stesso soggetto può avere una resa molto diversa se catturato con due profondità di campo differenti.
Oggi le nostre macchine fotografiche tendono a fare sempre più “da sole”, scegliendo per noi le regolazioni più appropriate. Ma ad ogni regolazione corrisponde un effetto ben preciso e quindi, quando la nostra macchina fotografica decide un particolare valore di diaframma, ha fatto anche una scelta in termini di profondità di campo.
Solo imparando a controllare i risultati finali di una fotografia potrai davvero impadronirti della tua capacità espressiva e scoprire possibilità creative che non credevi di avere a disposizione.
Ma andiamo con ordine. Magari non conosci neanche la definizione di profondità di campo e stai facendo fatica a capire quello che ti sto dicendo…
Quindi prima di parlarti di regolazione del diaframma, circolo di confusione e distanza iperfocale sarà meglio partire dalla definizione di profondità di campo..
Anzi, facciamo ancora meglio : ti faccio toccare con mano cosa significa scattare fotografie con profondità di campo diverse.
Sei pronto?
Cominciamo…
Variare il diaframma e osservare cosa accade alla profondità di campo
La profondità di campo dipende da tre fattori :
- l’apertura del diaframma;
- la lunghezza focale dell’obiettivo;
- la distanza di messa a fuoco.
In questo post vedremo come controllare la profondità di campo attraverso l’apertura del diaframma, di sicuro il metodo più efficace e dinamico.
Come al solito, invece di partire dalla teoria, inizieremo dalla pratica. I vantaggi di questo approccio sono tanti e li ho spiegati in questo articolo. Gli argomenti trattati nel post che stai leggendo sono estratti in parte dal nostro manuale “Le basi della tecnica fotografica”, che puoi scaricare GRATIS iscrivendoti alla nostra mailing list.
Oggi è più facile di un tempo fare fotografie ed è anche più economico (se si esclude il prezzo di acquisto della tua macchina fotografica o smartphone, scattare foto è praticamente gratis). Altro vantaggio importante è quello di poter vedere subito i risultati dello scatto.
Anche se credo che dietro questi vantaggi si possano nascondere dei rischi, trovo che nella fase di apprendimento della tecnica siano del tutto positivi e da sfruttare.
Vediamo in breve perché :
- puoi scattare infinite foto : quando vuoi iniziare ad imparare una nuova disciplina o migliorare una che già conosci, la fase dell’allenamento è importante. Pensa alle attività sportive. Avere la possibilità di poter scattare tante foto senza alcuna limitazione è come avere un abbonamento full time in palestra. Devi fare solo i conti con la tua forza di volontà, e non è poco…
- puoi riguardare subito le tue foto : quando si impara qualcosa, rendersi subito conto dei progressi ottenuti è uno strumento di motivazione eccezionale. La tua forza di volontà non può che uscirne accresciuta e potrai toccare con mano il tuo miglioramento.
Bisogna infine considerare che viviamo in un mondo in cui, appena la nostra attenzione si posa su qualcosa, viene immediatamente rapita da qualcos’altro. Pensa alla quantità di notifiche che riceviamo, oppure cerca di ricordare quando è l’ultima volta che la tua mente è rimasta concentrata su qualcosa per più di mezz’ora.
In questo articolo su fotografia e felicità ti spiego l’importanza di riguadagnare il nostro benessere mentale coltivando le nostre passioni e di come la fotografia possa rappresentare una meravigliosa occasione.
Che cos’è la profondità di campo
Prima di iniziare con gli esercizi è necessario capire qual è l’effetto che vogliamo andare a controllare e cioè la profondità di campo.
La profondità di campo è la zona della foto in cui gli oggetti rappresentati appaiono nitidi e a fuoco.
Un’elevata profondità di campo si ha quando gran parte della foto è a fuoco; al contrario si ha una bassa profondità quando ad essere a fuoco è solo una zona della foto, in generale quella che si vuole far risaltare.
Vediamo due esempi :
La foto in alto ha un’elevata profondità di campo perché sono nitidi sia i fiori viola in primo piano che gli alberi sullo sfondo.
Vediamo adesso uno scatto con una bassa profondità di campo :
In questa foto solo lo scoiattolo è a fuoco. Non è solo lo sfondo a non essere nitido, ma anche l’erba in primissimo piano.
Adesso vedremo una serie di esercizi che ci permetteranno di controllare in modo consapevole questo effetto.
Profondità di campo e diaframma : lo schema per esercitarsi
Per fare in modo che tu possa controllare la profondità di campo attraverso la regolazione dell’apertura del diaframma, ho messo a punto uno schema da seguire per i tuoi esercizi :
Il metodo è molto semplice :
- scatta in automatico una fotografia e osserva la luminosità e la profondità di campo ottenute;
- aumenta solo l’apertura del diaframma e osserva come variano la luminosità e la profondità di campo della scena;
- diminuisci solo l’apertura del diaframma e osserva come variano la luminosità e la profondità di campo della scena;
- scegli uno dei valori di apertura del diaframma trovati prima in funzione del risultato che vuoi ottenere e varia tempo di esposizione o ISO per ottenere la luminosità voluta.
L’apertura del diaframma è la regolazione che abbiamo deciso di imparare ad utilizzare e vogliamo avere prova di quali siano i suoi effetti sulla profondità di campo.
In questo modo farai tuoi dei principi che, quando ti spiegherò gli aspetti della teoria, ti sembreranno subito chiari e proverai una sorta di soddisfazione inconscia nel “riconoscerli”.
Lo schema degli esercizi è anche sintetizzato in questa Infografica :
Inserisci l’infografica nel tuo sito
Nota sull’attrezzatura
Negli esercizi ti chiederò di scattare in automatico, e questo è disponibile su tutti i tipi di macchine fotografiche, e di regolare in manuale l’apertura del diaframma, il tempo di esposizione e gli ISO.
Gli smartphone non consentono la regolazione dell’apertura del diaframma perché di norma hanno delle lenti molto piccole in cui il diaframma è sempre tutto aperto.
Gli effetti “sfocato” disponibili su alcuni modelli sono il frutto della interazione di più lenti e non della regolazione del diaframma.
La scena che deciderai di fotografare dovrà avere un soggetto in primo piano e uno sfondo ben riconoscibili, in modo da poter giocare a controllare la profondità di campo.
Non è necessario che lo sfondo sia molto lontano nello spazio : è possibile sfocarlo anche se è a pochi metri dal soggetto.
Se puoi evita di utilizzare per questo esercizi teleobiettivi, cioè lenti con lunghezza focale superiore ai 70 mm circa.
Questo perché abbiamo bisogno di poter regolare la profondità di campo in range elevati e questo è garantito maggiormente da obiettivi con lunghezze focali più basse (grandangolari).
Per gli esercizi io ho utilizzato un 28mm, che è pressappoco la lunghezza focale di uno smartphone per intenderci.
Ancora un’altra accortezza prima di iniziare gli esercizi : cerca di fotografare in un ambiente ben illuminato in modo che il tuo scatto in automatico, il primo che farai, abbia un valore di diaframma f/8 che sarebbe ideale per le regolazioni successive. Comunque cerca di non scendere a numeri inferiori di f/5,6.
Se la tua macchina fotografica te lo consente, per la prima foto invece di utilizzare la modalità completamente automatica potresti utilizzare la funzione “priorità di diaframmi” (di solito indicata con la A, ma controlla sempre sul tuo fedele libretto di istruzioni…) che ti consente di scegliere il valore del diaframma lasciando in automatico tutto il resto.
In questo caso ti consiglio il valore f/8, poiché è centrale sulla scala dei diaframmi e ci consentirà di regolare sia verso l’alto che verso il basso e notare gli effetti sulla fotografia.
Esercizi sul controllo della profondità di campo.
Vediamo adesso un esempio di applicazione dello schema che abbiamo visto prima.
Foto in automatico
La foto contiene diversi livelli di profondità, in modo da poter apprezzare meglio le variazioni dovute alle regolazioni del diaframma che faremo:
- in primo piano c’è la (meravigliosa) Nikon F3;
- pochi centimetri dietro, troviamo la scritta Nikon sulla cinghia della macchina;
- circa un metro dietro la F3 abbiamo come riferimento la spalliera della sedia;
- infine, a qualche decina di metri di distanza, gli alberi.
Osservazioni
La luminosità della scena è fedele a quello che mi si presentava alla vista, sarà quindi questo il livello di esposizione che useremo come riferimento.
Con questo valore di diaframma (f/8) notiamo :
- macchina fotografica : a fuoco;
- scritta Nikon sulla cinghia : nitida;
- spalliera della sedia : un’impercettibile sfocatura;
- alberi sullo sfondo : sfocati.
Come da schema degli esercizi, provvediamo ad aumentare l’apertura del diaframma. Questo corrisponde ad una regolazione con numeri più bassi dopo la f.
Ho scelto il valore massimo consentito dal mio obiettivo e cioè 2,8.
Prima variazione : aumento dell’apertura del diaframma
Osservazioni
La luminosità della scena è molto aumentata e la fotografia si può definire sovraesposta. Abbiamo capito che più è piccolo il numero dopo la f della regolazione del diaframma, maggiore è la luce della scena.
Vediamo cosa è accaduto alla profondità di campo dopo questa variazione del diaframma da f/8 a f/2,8 :
- macchina fotografica : a fuoco;
- scritta Nikon sulla cinghia : è diventata un po’ sfocata;
- spalliera della sedia : sfocata;
- alberi sullo sfondo : molto sfocati.
Seconda variazione : diminuzione dell’apertura del diaframma.
Osservazioni
La luminosità della scena è molto diminuita e la fotografia sembra scattata al tardo tramonto. Abbiamo capito che più è grande il numero dopo la f della regolazione del diaframma, minore è la luce della scena.
Vediamo cosa è accaduto alla profondità di campo :
- macchina fotografica : a fuoco;
- scritta Nikon sulla cinghia : nitida;
- spalliera della sedia : nitida;
- alberi sullo sfondo : impercettibilmente sfocati.
Questa foto ha una profondità di campo elevata, perché è praticamente tutta a fuoco.
In cambio di una messa a fuoco estesa su tutta la fotografia, c’è da pagare il prezzo della perdita di luminosità.
Adesso entriamo nel vivo dell’esercizio : vogliamo realizzare due foto con la stessa luminosità ed esposizione della prima scattata in automatico, ma con i due valori di diaframma utilizzati nelle variazioni.
- f1 = 2,8 per avere una foto con poca profondità di campo, dove è a fuoco praticamente solo la macchina fotografica e a cui toglieremo luce agendo sul tempo di esposizione.
- f2 = 16 per avere una foto con elevata profondità di campo a cui daremo luce agendo sul valore degli ISO.
Recupero dell’esposizione N°1
Osservazioni
La luminosità della scena è la stessa della foto scattata in automatico, ma in questa la Nikon è stata messa in risalto dal fatto di essere praticamente l’unica parte a fuoco della scena.
E’ da notare che l’analisi della profondità di campo corrisponde a quella che avevamo fatto per l’altra foto scattata a f/2,8 :
- macchina fotografica : a fuoco;
- scritta Nikon sulla cinghia : un po’ sfocata;
- spalliera della sedia : sfocata;
- alberi sullo sfondo : molto sfocati.
Il fatto che non ci fossero soggetti in movimento nella foto, ha fatto sì che si potesse agire sul tempo di esposizione senza avere altri effetti nella foto finale. Non è detto che sia sempre così.
Recupero dell’esposizione N°2
Osservazioni
Anche in questo caso siamo riusciti a recuperare la luminosità della scena e a renderla molto simile a quella presente nello scatto in automatico.
La foto ha una maggiore profondità di campo della foto in automatico anche se questa differenza non è evidentissima e si nota sopratutto negli alberi dello sfondo.
Il passaggio dal valore 200 al valore 800 degli ISO, che come sappiamo incide sulla grana della foto, non si percepisce con questo livello di ingrandimento.
Anche in questo caso abbiamo potuto contare su una regolazione per compensare senza che questa sovrapponesse i suoi effetti alla resa generale della fotografia.
Adesso prova tu a controllare la profondità di campo delle tue fotografie scegliendo almeno tre soggetti significativi.
E solo dopo guarderai la teoria…
Teoria su profondità di campo e apertura del diaframma
Di solito, quando si vuole insegnare nel modo tradizionale il legame esistente tra profondità di campo e i valori di apertura del diaframma si parte da schemi di questo tipo :
E tu avresti dovuto imparare a memoria le corrispondenze tra la regolazione (i valori f di apertura) e l’effetto finale sulla profondità di campo (cioè avere lo sfondo più o meno sfocato, semplificando un po’….).
E avresti dovuto ricordare tutto questo quando saresti andato a fare le foto…
Noi siamo partiti dalle foto e abbiamo già toccato con mano gli effetti della regolazione : li sappiamo anche noi a memoria, ma abbiamo fatto un’altra strada per impararli.
Abbiamo infatti già notato che all’aumentare dei numeri dopo la f, diminuisce la profondità di campo e viceversa.
Può essere comunque interessanti capire il perchè di 3 cose fondamentali sul diaframma :
- come mai la variazione del diaframma ha effetto sulla luce;
- il significato di quegli strani numeri dopo la f;
- perché l’apertura del diaframma modifica la profondità di campo.
Poi sull’argomento si può approfondire finchè si vuole, ma lo farai da solo e solo se ne avrai voglia.
Come mai la variazione del diaframma ha effetto sulla luce
E’ molto intuitivo capire perché varia la luce al variare del diaframma.
Guardiamo lo schema di una macchina fotografica :
Il diaframma è un’apertura variabile di forma pressocchè circolare che ha l’effetto di diminuire la superficie attraverso cui passa la luce all’interno dell’obiettivo.
Per farti rendere conto di come agisce il diaframma, ho fotografato un obiettivo da 50 mm prima con diaframma tutto aperto :
E poi con 6 graduali chiusure del diaframma :
Risulta intuitivo capire perché ad un diaframma più chiuso corrisponde una minore quantità di luce e quindi delle foto meno “esposte”, come quelle che abbiamo fatto durante gli esercizi.
Abbiamo anche notato che diaframmi più chiusi corrispondono valori dopo la f più grandi : ma cosa rappresentano quei valori?
Il significato di quegli strani numeri dopo la f
Per fare in modo che una macchina fotografica funzioni, ad ogni regolazione deve corrispondere un preciso fenomeno fisico.
Ad esempio, se si parla di tempo di esposizione, ad un valore di 1/125 di secondo corrisponde il fatto che l’otturatore resti aperto per quell’intervallo di tempo. Questa è una misura che è indipendente dalla macchina utilizzata e dall’obiettivo : 1/125 di secondo vale in tutte le condizioni e rappresenta sempre il tempo per cui viene esposta la superficie fotosensibile. (in questo articolo lo avevamo spiegato nel dettaglio).
Ad un certo punto nacque la necessità di trovare una scala univoca di misurazione della quantità di luce che raggiunge la superficie fotosensibile.
Questa dipende da due fattori : dal diametro dell’apertura dell’obiettivo, il diaframma, e dalla lunghezza focale.
La lunghezza focale è la distanza che intercorre tra il centro ottico dell’obiettivo e il sensore.
Abbiamo visto che la luminosità diminuisce al diminuire dell’apertura del diaframma; al contrario aumenta al diminuire della distanza focale.
Per trovare un valore che fosse indipendente dalla lunghezza focale e dall’apertura del diaframma è stata definita la luminosità f come il rapporto tra queste due grandezze :
f= lunghezza focale / diametro apertura diaframma
Ti faccio vedere le foto di due obiettivi con lunghezze focali differenti :
In alto un 135 mm e in basso un 50 mm.
Adesso li regolo tutti e due a luminosità f/8 e vediamo l’apertura dei diaframmi :
C’era da aspettarsi che il 135 mm (in alto) abbia a parità di f un’apertura del diaframma maggiore.
diametro apertura diaframma = lunghezza focale / luminosità f
Per 50 mm e luminosità f/8 :
diametro apertura diaframma : 50 mm / 8 = 6,25 mm.
Per 135 mm e luminosità f/8 :
diametro apertura diaframma : 135mm / 8 = circa 17 mm.
Ecco spiegato anche il perchè a numeri dopo la f più grandi, corrisponda una regolazione meno luminosa. Più grande è f e più piccola è l’apertura del diaframma nella formula. Minore è l’apertura del diaframma e minore è la luce che passa attraverso l’obiettivo (a parità di distanza focale).
Quindi gli f a cui scattiamo dipendono dalla lente utilizzata ma una regolazione f/8 fatta su due macchine con obiettivi diversi rappresenta la stessa quantità di luce.
Ci resta solo di capire perché i numeri di f sono “così strani”.
Il motivo è molto semplice. Abbiamo detto che la scala delle luminosità serve a identificare precise quantità di luce.
Tra un valore e l’altro della scala delle f queste luminosità raddoppiano il loro valore.
Ma per uno stesso obiettivo, quindi a parità di lunghezza focale, se devo raddoppiare il valore della luce che entra, devo raddoppiare l’area dell’apertura del diaframma che è assimilabile ad una circonferenza.
La geometria ci dice che moltiplicando il diametro di un cerchio per la radice quadrata di 2 l’area del cerchio raddoppia : ecco che la distanza tra i valori della scala delle luminosità è caratterizzata dal valore 1,4 , che nient’altro è che il valore della radice quadrata di due.
Infatti partendo da 1 e moltiplicando per 1,4 i diversi valori, con le dovute approssimazioni, otteniamo :
1 – 1,4 – 2 – 2,8 – 4 – 5,6 – 8 – 11 -16
Le macchine fotografiche di solito consentono anche regolazioni intermedie tra questi valori. E’ importante sapere però quali sono gli intervalli per cui la luce raddoppia o si dimezza (che si chiamano stop) ai fini della compensazione dell’esposizione, che è quello che abbiamo fatto come fase finale dei nostri esercizi. Infatti se so di dimezzare ad esempio la mia quantità di luce posso recuperare andando a raddoppiare il tempo di esposizione.
Adesso cerchiamo di capire l’ultimo aspetto legato a quello che abbiamo visto durante i nostri esercizi.
Come mai la profondità di campo aumenta alla chiusura della diaframma?
Perché l’apertura del diaframma modifica la profondità di campo
La profondità di campo rappresenta la zona dell’immagine in cui gli oggetti appaiono nitidi e sufficientemente a fuoco, nonostante il piano focale sia uno soltanto.
I raggi di luce di un soggetto a fuoco cadono sul piano focale producendo un punto.
Nello schema sotto questo è rappresentato dal vertice del cono formato dai raggi che attraversano l’obiettivo, che va a cadere sul piano focale.
I raggi di luce dei soggetti più vicini o più lontani dal soggetto a fuoco producono un cerchio con l’intersezione del piano focale che rappresenta la sfocatura.
Esiste un limite accettabile della grandezza di questo cerchio entro cui consideriamo ancora a fuoco le immagini, cioè il nostro occhio lo recepisce ancora nitido. Questo circolo è definito minimo circolo di confusione.
Come si nota dallo schema, chiudendo il diaframma la base del cono di luce diventa più piccola e di conseguenza aumenta la profondità di campo, cioè un maggiore intervallo della scena fotografata produce cerchi sul piano focale che percepiamo ancora nitidi.
Profondità di campo : come regolarla con lo smartphone
Gli smartphone non consentono la regolazione del diaframma e quindi potremmo arrenderci al fatto che non sia possibile avere il controllo sulla profondità di campo.
Esistono però un paio di modi con cui realizzare uno sfondo sfocato anche se stai utilizzando uno smartphone.
Se il tuo telefono ha un sistema multiottiche (cioè se ha più di un obiettivo), ogni ottica avrà una focale diversa. Il processore del telefono riconoscerà qual è lo sfondo e quale il soggetto e poi “comporrà” le due foto andando a sfocare lo sfondo.
L’altro modo consiste nella post produzione. Esistono ormai delle app molto facili da utilizzare che permettono di modificare la foto direttamente dallo smartphone e di sfocare in modo mirato alcune zone dell’inquadratura.
La app che preferisco per modificare le foto fatte col telefono è Snapseed (di Google) : gratis, facile e molto potente. In questo post sull’effetto Bokeh ti spiego come applicarlo ad un caso pratico.
La profondità di campo e la composizione
Tutto quello che abbiamo visto fino ad ora serve ti serve per poter decidere quale profondità di campo dare alla tua foto.
Di solito gli automatismi delle macchine fotografiche tendono a fornire la maggiore profondità di campo possibile in una determinata condizione.
Cioè, se utilizzi la modalità completamente automatica per fare una fotografia in condizioni di buona illuminazione, la macchina sceglierà un diaframma abbastanza chiuso per restituire il maggior numero di informazioni possibili dalla scena.
Perché sfocare lo sfondo? Si chiede la tua macchina fotografica…
Dà per scontato che quello tutto quello che è presente nell’inquadratura debba essere rappresentato come nitido.
Ma adesso sei in grado di decidere da solo quale profondità di campo dare al tuo scatto.
Perché tenere lo sfondo sfocato?
Semplice : per dare evidenza al soggetto a fuoco in primo piano.
Ti faccio rivedere la foto scattata in automatico e quella con poca profondità di campo fatte alla Nikon F3 :
Il nostro cervello tende a soffermarsi per più tempo nelle zone a fuoco, perché non deve sforzarsi per interpretare l’informazione (il nostro cervello, come sai, è pigro…).
I nostri occhi tenderanno a percorrere tutta una foto completamente a fuoco per soffermarsi nei punti che troveranno più interessanti in funzione di altri aspetti della composizione.
Al contrario, se individuano zone poco nitide, tenderanno a rimanerci per minor tempo, privilegiando le parti dove l’informazione è più facile da decifrare.
Conclusioni
Spero che tu abbia letto con curiosità e sincero interesse quest’ultima parte di teoria.
In questo articolo abbiamo visto :
- che cos’è la profondità di campo;
- come si può controllare attraverso il diaframma;
- perché il diaframma incide sulla luminosità della foto;
- come mai i numeri della scala delle profondità di campo sono così strani;
- perché la regolazione del diaframma incide sulla profondità di campo;
- come la profondità di campo incide sulla composizione.
Ma soprattutto, ti ho insegnato un metodo per poterti esercitare ad avere il controllo su questo aspetto della fotografia.
Ti è venuta voglia di scattare fotografie per provare la profondità di campo?
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