
La composizione fotografica rappresenta il carattere distintivo di un fotografo.
Questo oggi vale più che in passato perché le nostre macchine fotografiche ci assistono sempre meglio nelle scelte tecniche e, nella maggior parte dei casi, non sbagliano.
Sappiamo che è possibile migliorare la tecnica attraverso esercizi di fotografia ma non basta applicare le regole della composizione fotografica per diventare dei buoni fotografi.
E’ vero : utilizzare la regola dei terzi o altre regole compositive di solito garantisce dei buoni risultati. Ma il vero miglioramento si raggiunge maturando quella sensibilità che ti permette istintivamente di effettuare delle valide inquadrature.
Questo articolo non vuole essere una guida alla composizione fotografica (che sarebbe impossibile da costringere nel limitato spazio di un singolo post) ma piuttosto un insieme di linee guida attraverso cui poter migliorare le tue fotografie.
Capiremo insieme quali sono gli effetti della composizione fotografica sulla percezione delle immagini e ti racconterò una storia personale : di quando, per la prima volta, ho capito che la macchina fotografica non conta poi così tanto…
Sei pronto?
Mettiti comodo che cominciamo…
La tecnica per l’occhio, la composizione per la mente
Cos’è una fotografia?
E’ la riproduzione di un istante.
Di quell’istante vogliamo catturare il più fedelmente possibile tutte le sue forme. E questo è il mestiere della tecnica.
In quell’istante facciamo delle scelte : il soggetto, la prospettiva dell’inquadratura, la relazione reciproca delle forme. Di questo tratta la composizione.
La necessità di una buona tecnica fotografica : la mente rilassata fa sorridere
Una pubblicazione scientifica del 2001 descrive un esperimento in cui, ad un gruppo di volontari, venivano mostrate delle immagini.
Alcune lavagne luminose riproducevano semplici figure : una mela, un cane, un albero.
Allo stesso modo, ad un secondo gruppo di persone venivano mostrate immagini identiche.
Solo ai volontari del primo gruppo venivano però anticipati per alcuni millisecondi i contorni delle figure : di conseguenza la visione delle immagini era facilitata.
Attraverso la registrazione degli impulsi elettrici provenienti dai muscoli facciali dei volontari, si notò un comportamento comune agli appartenenti al primo gruppo.
La loro fronte si distendeva, allo stesso modo di quando si sorride.
Quindi, chi aveva visto le immagini facilitate aveva avuto un’esperienza più piacevole degli altri.
L’esperimento serviva a dimostrare il piacere dovuto alla fluidità cognitiva, ma noi ne trarremo conclusioni più vicine alla fotografia.
Una buona esposizione fa in modo che tutte le zone del fotogramma siano definite in modo corretto, la messa a fuoco definisce i contorni delle parti che vogliamo valorizzare.
La tecnica fotografica migliora l’esperienza della visione di una fotografia, e ci farà sorridere.
Gli effetti di una buona composizione fotografica.
L’esperimento che ti ho appena raccontato dimostra una cosa abbastanza ovvia : preferiamo guardare immagini nitide rispetto ad altre che lo sono meno.
Allo stesso modo, anche una foto con una buona composizione viene preferita dal nostro cervello.
Questa volta il soggetto dell’esperimento sarai tu.
Guarda questa foto di Josef Koudelka :




Il fotografo ha applicato una delle regole della composizione fotografica, quella delle linee guida, secondo cui le parti interessanti della foto devono essere poste alla fine o lungo le linee geometriche dominanti.
In questo caso la linea guida è rappresentata dal decoro sul muro, percorrendola troviamo le teste dei tre soggetti, nella parte finale c’è il bambino.




Come fatto nel post sulla Street Photography, adesso utilizziamo un’elaborazione in Photoshop presa in prestito da Erik Kim :




Non c’è più il bambino : la visione di questa foto non lascia anche a te un senso di incompletezza?
Questo perché, ci aspettiamo qualcosa alla fine della linea guida.
Una linea geometrica marcata presente in una fotografia viene effettivamente percorsa dai nostri occhi e alla sua estremità deve esserci un soggetto.
E sarà meglio dare soddisfazione a questa aspettativa : altrimenti il risultato sarà una sensazione non piacevole.
Guarda adesso la stessa foto senza le linee guida :




Sicuramente non è interessante come la fotografia originale ma è più piacevole da guardare della foto “interrotta”.
Al pari di una foto ben esposta, anche la presenza di una buona composizione rende più piacevole la visione di una fotografia.
Ma mentre la tecnica fa sorridere i nostri occhi, la composizione si occupa del piacere della nostra mente.
La composizione fotografica : il tratto distintivo del fotografo
Sia la tecnica che la composizione fotografica seguono delle regole.
C’è sicuramente differenza tra conoscere le regole della tecnica e quelle della composizione : se sbagli qualcosa di tecnico l’effetto è evidente e sai sempre qual è la causa dell’errore.
Ci sono errori tecnici in questa foto ?




I più esperti la definiranno sovraesposta, chiunque non sappia nulla di fotografia la definirebbe semplicemente “bruciata”.
Quale errore ha commesso il fotografo durante lo scatto?
Sicuramente il tempo di esposizione era troppo elevato : si poteva quindi fare una foto corretta con più facilità e con la stessa apertura di diaframma.
Al contrario, quando c’è un errore di composizione fotografica, senti che c’è qualcosa che non va ma non riesci a definirlo con certezza.
Al limite non riterrai neanche che la foto sia imperfetta, ma di certo non ti piacerà.
Ricordi la sensazione della foto di Koudelka senza bambino?
“Sentire” che mancava qualcosa alla fine della linea guida sul muro non è naturale come accorgersi che nella foto del Parco Dora c’era troppa luce.
E’ una questione di sensibilità.
Le regole di composizione hanno come fine ultimo quello di cercare di riprodurre delle condizioni di armonia.
Ma non esistono regole sicure per riprodurre l’armonia : bisogna imparare a riconoscerla.
Ogni regola di composizione produce un effetto positivo sullo spettatore della foto : allenarsi a riprodurre questi effetti ti sarà utile ad abituarti alle sensazioni prodotte dall’armonia e ad abituare l’occhio al bello.
L’eccellenza è un’arte che si conquista con l’esercizio e con l’abituarsi.
Noi siamo ciò che facciamo più spesso.
L’eccellenza, allora, non è un atto ma un’abitudine – ARISTOTELE
E dopo sarai libero di dare all’armonia tutte le forme che vorrai.
Guarda questa foto di Paolo Pellegrin :




Se guardi bene, non troverai applicata nessuna delle regole di composizione tradizionali.
Eppure io la trovo un trionfo di bellezza e armonia.
Attraverso la pratica e l’osservazione potrai raggiungere quella competenza inconsapevole che ti permetterà di realizzare scatti che saranno un’espressione più del tuo sentire che di un tuo pensiero razionale.
7 regole di composizione fotografica
Se è vero che la composizione fotografica è un tema troppo ampio da trattare in un singolo post, voglio lasciarti 7 accorgimenti da poter utilizzare come spunto per realizzare le tue fotografie:
- la regola dei terzi;
- fotografare “triangoli”;
- fotografare mani;
- mettersi a distanza dal soggetto;
- prospettiva dall’alto;
- prospettiva dal basso;
- giocare con i contrasti.
1. Composizione fotografica : la regola dei terzi
Si tratta della regola di composizione più famosa.
Consiste nel dividere idealmente l’inquadratura con tre righe orizzontali e tre verticali, equidistanti tra loro.
I punti “notevoli” della fotografia (il soggetto, un orizzonte, un qualsiasi particolare a cui si voglia dare importanza) dovranno trovarsi lungo queste linee oppure nei loro punti di intersezione.
Pare che l’occhio tenda a percorrere l’inquadratura attraverso questi punti notevoli ed è bene, in quei punti, fargli trovare qualcosa di interessante.
Ricordi?
La mente “sorride” quando l’occhio vede qualcosa che si aspetta di vedere.
Se vuoi approfondire l’argomento, ho scritto un articolo che parla della regola dei terzi, della sua storia e delle sue possibilità di applicazione al ritratto o alla fotografia di paesaggio.
2. Composizione fotografica : fotografare triangoli
A proposito di “mente che sorride”, quando in un’immagine ritroviamo degli schemi semplici, facilmente associabili a qualcosa che “riconosciamo”, restiamo piacevolmente soddisfatti.
E’ il caso di una delle forme geometriche più semplici e dinamiche che esistano : il triangolo.
Cerca dei richiami a questa forma ogni volta che stai per inquadrare e darai alla tua foto una particolare attrattiva.








3. Composizione fotografica : fotografare mani
Se l’effetto di una buona composizione fotografica deve essere quello di rendere le immagini prodotte il più interessanti possibile, allora fotografare le mani può essere considerata una vera e propria regola di composizione.
Forse questa è una mia idea un po’ originale, ma le mani hanno un grande potere di guidare l’occhio.
Guardate queste foto e ditemi se non è così:








Ora che lo sapete, potrete utilizzare questo espediente un po’ come si usano le linee guida, cioè facendo trovare nella direzione “di dove vanno le mani” qualcosa di interessante.
Tutta l’inquadratura ne gioverà.
4. Composizione fotografica : mettersi a distanza dal soggetto
Per avere una maggior numero di elementi che possano contribuire alla composizione, a volte basta inquadrare da lontano.
In questo modo entreranno nell’inquadratura cose nuove e magari potranno apparire sotto una luce nuova elementi che visti in primo piano non rappresentavano nulla di interessante.
La forma della curva di una strada, il contrasto di dimensioni di una casa che si affaccia su un panorama.








5. Composizione fotografica : prospettiva dall’alto
Per rendere interessante e originale la fotografia da parte di chi osserva, a volte basta inquadrare la scena da un punto di vista diverso da quello solito.
In molte occasioni può risultare facile, ad esempio, cercare un punto più alto da cui inquadrare la scena.
Se l’altezza raggiunta poi ti permette di inclinare la macchina fotografica di 45°, allora starai inquadrando con la prospettiva a volo d’uccello, molto utilizzata da sempre anche in pittura.
Per molti, questo punto di vista ha qualcosa di divino.








6. Composizione fotografica : prospettiva dal basso
In questo caso non c’è l’effetto della visione divina, ma anche inquadrare dal basso ha lo stesso effetto sull’originalità dello scatto.








7. Composizione fotografica : giocare con i contrasti
Se in un’immagine ci sono zone a diverse intensità di contrasto, il nostro occhio pare che percorrerà la scena partendo dalle zone a maggior contrasto fino a quelle contrastate in modo minore.
Ecco due schemi che spiegano questa tendenza; i numeri indicano l’ordine in cui la tua mente tenderà a percorrere l’immagine.








La composizione nella fotografia di strada e in quella di “studio”
Le regole di composizione fotografica che abbiamo appena visto rappresentano un punto di riferimento sia per il fotografo che si occupa di Street Photography sia per chi costruisce le proprie foto in studio.
E’ chiaro che esiste una differenza fondamentale tra i due approcci : il tempo a disposizione per elaborare la composizione.
Abbiamo infatti visto nell’articolo sulla Street Photography che attraverso la Phishing Technique è possibile individuare uno sfondo con caratteristiche compositive interessanti e poi “aspettare” (come se stessi pescando, da cui il nome…) che una figura prenda posizione su quello stesso sfondo.
Guarda questa foto :




Possiamo ipotizzare che Henri Cartier-Bresson abbia prima individuato la geometria interessante creata dalle scale, dall’arco in ferro e dalla sinuosità delle ringhiere e poi abbia aspettato un posizionamento ideale alla composizione.
Il fotografo che costruisce le ambientazioni in studio è chiaro che ha maggiori possibilità e più tempo per considerare le regole compositive.
Spesso la disposizione degli oggetti e dei personaggi dell’inquadratura raggiunge dei livelli di significatività talmente elevati da andare oltre le regole che abbiamo visto.
Si possono aggiungere addirittura richiami semantici e analogie geometriche che sarebbe impossibile ipotizzare in una fotografia non ricostruita.
Gregory Crewdson è famoso per le sue fotografie molto elaborate, la cui produzione sembra quasi un set cinematografico per il numero di persone e per le attrezzature coinvolte.
Analizziamo insieme una sua fotografia e guardiamo quanti rimandi studiati “a tavolino” sono presenti.




Gli alberi che si vedono dalla finestra sulla sinistra, guidano lo sguardo verso il quadro appeso al muro in cui è dipinto un paesaggio che rimanda al vaso appoggiato sul pavimento.
Il ritmo delle cime aguzze rappresentate sul vaso è affine alle vertebre della ragazza nuda stesa sul divano. I suoi fianchi richiamano a loro volta la forma del vaso.
La ragazza stesa entra quasi in simbiosi con il divano attraverso il richiamo tra le sue costole e le grinze del divano, la piega della sua schiena si armonizza con la rotondità dei cuscini.
La ragazza seduta ha le gambe piegate perfettamente con la stessa inclinazione di quelle del tavolino e la direzione e il colore dei suoi capelli riprendono la geometria e il colore della tenda.
La composizione è poi tutta affidata alla perfezione delle righe verticali delle pareti e delle finestre e dalla prospettiva delle placche sconnesse del soffitto.
E’ come se con questi rimandi tra l’ambiente e le due ragazze, l’autore avesse voluto rappresentare il totale assorbimento dei soggetti con la stanza rappresentata.
Quando ho capito l’importanza della composizione fotografica
Adesso ti voglio raccontare un’esperienza fotografica a cui ho avuto il piacere di partecipare qualche anno fa nella meravigliosa cornice del Forte di Bard in Val d’Aosta.
Ma partiamo dall’inizio…
Un importante appuntamento fotografico
Il Forte di Bard si trova su un ripido promontorio roccioso all’inizio della Val d’Aosta, in un punto in cui il letto della Dora Baltea si restringe a formare una gola.




Fino al settembre del 2013 per me il forte significava splendide mostre fotografiche e un posto in cui trovare ristoro dopo lunghe passeggiate.
Quel tipo di ristoro fresco e silenzioso che solo le caffetterie dei musei sanno donarti.
Ma in quel settembre 2013 ero stato selezionato per partecipare ad un workshop con alcuni fotografi dell’agenzia Magnum.
All’eccitazione di partecipare al corso si univa anche l’orgoglio di aver passato una selezione della più grande agenzia del mondo.
Le lezioni si tenevano in una grande aula con i soffitti a volte basse di mattoni : la luce che entrava da fuori disegnava strisce di ombre sfocate sul pavimento di pietra rossa.
Tutti prendemmo posto nei tavoli bianchi messi di traverso rispetto al lato lungo della sala.
Si decise di usare l’italiano come lingua del corso : il fotografo Magnum era francese ma lo parlava molto bene e anche i pochi stranieri della classe erano in grado di comprenderlo.
Su richiesta si sarebbe utilizzato l’inglese.
Con sorpresa di tutti le presentazioni avvennero proiettando le foto dei portfolio che ognuno di noi aveva inviato per partecipare alla selezione.
L’aria, se si fosse potuta pesare, aveva cambiato densità diventando più grave : nessuno si aspettava di dover descrivere le proprie foto davanti a tutti.
Non da ultimo, lo sguardo imponente di un fotografo della più grande agenzia del mondo era lì per esprimere un giudizio finale.
Le nostre fotografie
Cominciò un signore inglese di mezza età : le sue erano foto di viaggi e avevano una personalità molto particolare che fu sottolineata dal nostro giudice.
Dopo fu il turno di un ragazzo toscano, con barba e occhiali spessi : collaborava con una rivista musicale e ci mostrò foto di concerti ed eventi.
Toccò anche a me : ricordo che la mia raccolta fu criticata per non avere un senso di unità. Del resto, c’erano foto di viaggi, di interni di musei, di spazi urbani…
Più che un portfolio era l’insieme delle foto che avevo fatto nell’ultimo periodo e che ritenevo più valide.
Ancora, un ragazzo che aveva appena finito il liceo : era il più giovane di tutti e quel corso era un regalo dei genitori. Ne era entusiasta.
Le sue fotografie erano frammenti della sua vita : tutte in bianco e nero, raccontavano momenti con gli amici, periferie urbane nella nebbia, autoscatti.
Aveva una mano particolare : il fotografo Magnum alla fine non disse niente di preciso e non ebbe niente da ridire. Chiuse il tutto con un : Bravò ! , come solo un francese riesce a dire.
Tutti descrivemmo i nostri lavori in modo molto asciutto, mossi da un misto di rispetto e timore nei confronti di quell’immenso giudice che era lì ad osservarci e ad insegnarci i fondamenti di lettura dell’immagine fotografica.
Tutti tranne uno.
La composizione fotografica : mai più senza
Era un ragazzo sulla trentina, praticamente un fotografo di professione.
Scelse di parlare in inglese, disse lui, per favorire i pochi stranieri presenti; lo parlava molto bene, ma fu chiaro che lo stesse ostentando.
Come tutti quelli che ritengono di non avere ancora avuto il successo meritato in quello che fanno, era nervoso ed arrogante.
Le foto erano state scattate a migliaia di chilometri da casa, non ricordo dove, in un viaggio organizzato a posta per documentare l’evento rappresentato.
Si trattava di una festa religiosa di una qualche tribù, i soggetti indossavano maschere tribali e dai loro corpi variopinti pendevano oggetti sacri.
Sulla tecnica niente da dire : sicuramente supportato da un’attrezzatura di livello, le foto rendevano perfettamente l’intensità dei colori offerti dalla scena.
Ma mancava qualcosa.
In quel momento mi vennero in mente alcune foto di Ferdinando Scianna, bellissime testimonianze di riti religiosi siciliani.
I partecipanti alle feste religiose sono mossi da una forza che diventa la protagonista unica della stessa rappresentazione.
Questo vale per tutti i popoli e per qualsiasi forma di rito religioso.
Scianna, da grande autore, ha saputo catturare quella forza. Il nostro trentenne ambizioso no : ecco cosa mancava.




La nostra prova
Per il pomeriggio era prevista per noi una libera uscita fotografica : dovevamo realizzare una serie di scatti a tema libero nei pressi del forte.
Il giorno successivo avremmo mostrato una selezione di 10 fotografie a tutti, di ogni selezione ne sarebbero state scelte solo due.
Queste due foto a testa avrebbero costituito una sorta di diario dell’evento e sarebbero rimaste per qualche tempo sul sito della Magnum.
Durante quella giornata scoprimmo tra le altre cose che non c’era stata nessuna selezione per la partecipazione al corso.
Cioè, non eravamo lì perché qualcuno avesse scelto le foto che avevamo inviato, ma le classi erano state composte ad esaurimento dei posti disponibili.
Peccato : ci era piaciuto credere di essere stati selezionati da qualcuno della Magnum, ma soprattutto ci era piaciuto farlo credere agli amici.
Decidemmo di limitare la nostra delusione tenendoci per noi quella notizia. Come un segreto che sanno in pochi e che non conviene a nessuno confessare : sarebbe stato il nostro patto.
Un esempio di composizione fotografica : le foto del “Maestro”
Prima della nostra uscita fotografica, il fotografo Magnum ci mostrò alcuni dei suoi lavori e li commentò alla classe.
Era un fotografo documentarista, principalmente di guerra. Eppure non c’era sensazionalismo nei suoi scatti : il suo nome è Jerome Sessini.
Le sue foto catturavano tutta la tragicità della guerra senza sbavature : esprimevano le sensazioni che c’erano in quei luoghi, prima di descrivere i luoghi stessi.
Rimanemmo ammutoliti.
Avevamo appena percepito il divario immenso che c’era tra lui e tutti quanti noi.












Esercizi di fotografia in giro per il paese
Il pomeriggio uscimmo a scattare le foto che avremmo mostrato il giorno successivo alla classe.
Avevamo ancora negli occhi le foto di Sessini e sentivamo tutta la responsabilità di dover mostrare di nuovo alla classe le nostre fotografie.
La sera la passammo in albergo a scegliere le 10 foto della nostra selezione.
Tra tutte, ricordo in modo particolare due presentazioni.
La prima : il trentenne professionista.
Con un impeto non proporzionale alla qualità degli scatti, cercava di forzare un significato al suo lavoro.
Non ricordo assolutamente i soggetti delle foto, ma ricordo che erano una buona prova di capacità tecnica.
Si trattava di foto scattate in un luogo buio con forti contrasti di luce : resa perfetta, si meritò un freddo complimento da Sessini, che passò oltre senza particolari commenti.
La seconda : il ragazzo liceale.
A distanza di anni ricordo ancora i soggetti delle due foto scelte tra la sua selezione .
Un autoscatto in bianco e nero di lui che leggeva il giornale seduto a terra, con la schiena appoggiata ad un grande albero in un bosco.
I rami degli alberi disegnavano una fitta trama di neri che perdevano il contorni nella violenza della luce. La composizione fotografica delle forme era perfetta.
La sua maglietta bianca e il bianco del giornale interrompevano le scure venature del tronco nel punto in cui la base si unisce al terreno.
Il tutto era armonico, bello. Dava pace.
La sua seconda fotografia era una bambina che arrampicava su una roccia. Sessini ne sottolineò il dinamismo, a me venne in mente il concetto di istante decisivo.
Finite di guardare le foto, Sessini si rivolse verso il ragazzo : nella corrispondenza dei loro sguardi c’era lo stesso conforto della scoperta di due persone che in terra straniera scoprono di parlare la stessa lingua.
Di che materia era fatto il talento del ragazzo?
Probabilmente della stessa sostanza che muove la penna del poeta. Un insieme di ingredienti che si può imparare a riconoscere, e che alcuni trovano naturale utilizzare.
Cosa avevano le foto del professionista?
Tecnica perfetta, la lama di un rasoio che disegna i contorni di soggetti andati a ricercare a migliaia di chilometri da casa.
In molti, dotati della giusta dose di volontà, potrebbero tranquillamente raggiungere i suoi stessi risultati.
La semplicità dell’attrezzatura del ragazzo e l’umiltà del suo approccio mi dimostrarono come la parte più importante di una fotografia sia indefinibile e misteriosa.
E’ per questo che mi piace pensare che questa parte sia contenuta nella composizione piuttosto che nella tecnica.
Per il semplice motivo che, come abbiamo visto prima, l’errore in un aspetto tecnico è facile da individuare; al contrario, le mancanze e i meriti dovuti a quello che definiamo composizione restano nascosti.
E le cose nascoste, quelle che ci provocano sensazioni senza una ragione chiara, sono anche quelle che ci fanno rimanere più attaccati alle cose…
Conclusioni
In questo lungo post abbiamo visto:
- i diversi effetti della tecnica e della composizione fotografica sulla nostra percezione delle fotografie;
- la difficoltà di individuare le caratteristiche della composizione in una fotografia;
- 7 regole di composizione fotografica da applicare alle tue fotografie;
- una storia personale, in cui ho raccontato quando per la prima volta ho davvero intuito l’importanza della composizione nella fotografia.
Ci sono vari modi per esercitarsi nella composizione, ma prima di imparare le regole di teoria o varie tecniche fotografiche creative ti consiglio di guardare le foto di grandi maestri.
Uno dei miei preferiti è Henri Cartier-Bresson che in termini di composizione ha molto da insegnare.
E tu, come inizierai ad esercitare il tuo occhio alla composizione fotografica?
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